venerdì 9 febbraio 2018

Appunti #8 - Attimi di incosapevolezza

E poi arriva lui, figlioccio del dio Sole (niente a che vedere con suo padre ma quanto basta per renderti incapace di intendere e volere… se non altri che lui), che ti porta a fare un giro nel suo carro, ti riempie di lodi e belle parole, di quelle che ti accarezzano l’anima e anche se non fanno battere il cuore il loro soffio leggero è così piacevole…
Tu pari dipinta ai suoi occhi (ti dice proprio così), tu adori ogni sua curva e insenatura (nessuno - ti dice - l’aveva mai descritto in questo modo), rapiti dalla chimica del momento non sapete più dove finisce uno e inizia l’altra…
Odi parole che non avresti dovuto sentire come “amore” (seguito da un “non mi è uscito per sbaglio”, che forse è anche peggio), “tu sei mia” fino a un “questo non è solo sesso, è altro, è qualcosa di più, è molto meglio” che ti dice sottovoce quando smette di … per abbracciarti stretta stretta e tenerti ancorata al suo petto.
Poi scompare nel nulla il mattino seguente. Un bacio fugace e via, ognuno per la sua vita. Nessun segnale, neanche di quelli di fumo, semplicemente non esisti più. Ecco il problema forse è proprio questo: non esistere per l’altro. Il non aver lasciato probabilmente traccia. Non c’era una storia, né doveva nascerne una (se non di fuggevoli incontri rimessi alla clemenza del dio Tempo e della salvifica distanza) ma il silenzio assoluto ha reso tutto squallido e triste.
Non un cenno, una conferma, una battuta a caso come semplici amici - “sono stato bene con te, ciao come va?, che hai fatto oggi?, ci si sente presto, prossimo mese forse capito dalle tue parti” – o qualunque cazzata del genere, che forse avrebbe reso tutto più facile e indolore. 
Saluti e parole che si sarebbero affievoliti con il tempo, questo avresti preferito, lo so.
Una storia appesa lì, che poteva fare capolino ogni tanto o semplicemente svanire, ma che nel ricordo poteva scaldare il cuore.
Invece pensi solo di non essergli piaciuta abbastanza, non tanto da cercarti ancora, non tanto da avergli toccato il cuore, o forse troppo da averlo spaventato…
Amara consolazione se il risultato è che di quella magia non è rimasto più nulla. 
Forse non era magia ma perizia e strategia da parte di lui (ma a che scopo? Non ce n’era bisogno, ti aveva già fatta sua! A maggior ragione se aveva intenzione di non rivederti) e ingenuità e desiderio da parte tua.
Qualunque cosa fosse è stato bello, tanto da desiderarne ancora e struggersi per la fame insoddisfatta.
Ancora un bacio, un bacio d’addio, un bacio da dio…

Ma non puoi, non vuoi cercarlo tu per prima e allora resti immobile e melanconica aspettando che il tempo svolga il suo triste compito.

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