lunedì 16 maggio 2011

Pagine di storia


"Nel 1791, la parola "Bastiglia" era ancora fresca nel ricordo come simbolo della monarchia assolutistica francese e come sinonimo delle tante oscure prigioni in cui i liberali d'Europa erano stati così a lungo rinchiusi e torturati. Il marchese de Lafayette, cavalleresco eroe sia della Rivoluzione americana che di quella francese, consegnò la chiave della Bastiglia a Thomas Paine chiedendogli di farla pervenire al presidente George Washington come pegno del rispetto dei francesi per il popolo americano. Paine lo accontentò volentieri l'anno precedente alla pubblicazione dei Diritti dell'uomo, aggiungendo una lettera di accompagnamento in cui definiva la chiave <<questo primo trofeo delle spoglie del dispotismo e i primi frutti maturi dei principi americani trapiantati in Europa>>. Oggi la chiave è ancora appesa a una parete della casa di Washington a Mount Vernon. La data della lettera di Paine era il primo maggio, che circa un secolo dopo venne scelta dai lavoratori americani come quella dell'inizio della lotta per la giornata lavorativa di otto ore e, in seguito, dai movimenti operai di tutti i Paesi come festa popolare e celebrazione degli oppressi"
Dall'introduzione del libro di Christopher Hitchens: Thomas Paine - I diritti dell'uomo


Ancora una pillola

Il mio libro, ogni tanto mi ronzano in testa delle frasi, delle immagini e devo fermarle perchè non scompaiano quando sarà il momento di scriverle
... Sono passati due anni e lui è ancora nei miei pensieri.
Non come prima, no.
Sono forte e i pensieri su di lui sono leggeri, farfalle delicate che sfiorano appena la superficie del mio cuore.
Non li lascio andare a fondo. Non li lascio scavare nella mia anima.
Non mi soffermo mai troppo sui ricordi, perchè non diventino vivi e non facciano male, perchè il loro sapore non risvegli il desiderio e con esso il fuoco che dorme sotto la cenere.
Credo di riuscire a tenerli a bada.
È meglio così, per tutti, per la mia vita...

venerdì 13 maggio 2011

Come andrà a finire?

Dicono che tirare fuori il rospo aiuti.
Tirare fuori per stare meglio. Non lo so. È che questa storia sembra così assurda che quasi non riesco a crederci io stessa.
Anche se vi dicessi che è una storia vera probabilmente non mi credereste.
Troppe coincidenze.
Si, decisamente troppe direte voi.
Ma cosa sono i casi strani della vita se non coincidenze?
Un insieme di eventi, di forze misteriose che operano perché accadano certe cose piuttosto che altre.
Beh, che ci crediate o no, voglio raccontarvela. È la mia storia, o forse quella di Chiara.
Lei, la protagonista di questa mia disavventura. Lei, a cui sono legata più che a una sorella.
Lei, che parte, ti strappa promesse di amicizia eterna e scompare. Poi torna come un uragano, come un vento caldo, una allegra folata di farfalle, con la sua tenera innocenza che non muore mai e te la fa apparire come un’eterna quindicenne.
La mia storia dicevo, ma anche quella di Chiara e di Luca, di Marco, delle nostre vite.
Voglio raccontarvi questa storia incredibile per cercare di stare un po’ meglio, farmene una ragione, pensare che prima o poi passerà (proprio come dice Chiara).
Magari tra qualche anno ripensando a tutta questa storia sorriderò malinconica e niente di più.
No, non sono bugiarda e non mi invento le cose. È successo davvero ed è una delle più remote coincidenze che si potesse realizzare.
Ma forse è meglio cominciare dall’inizio.

Vi piace?
Così inizia il libro a cui sto lavorando.
Se volete sapere come andrà a finire dovete sperare che io lo finisca (per me sarebbe il primo e solo l'idea mi mette una paura incredibile) e che qualcuno lo pubblichi!

Intanto mi faccio tanti in bocca al lupo da sola.
Crepi!

mercoledì 11 maggio 2011

Tanto per cominciare

Mi presento, non sono Martina,
ma vorrei esserlo, e lo sarò su questo blog.
Martina è lo pseudonimo che mi sono scelta. Molto più di un nome.
Martina è battagliera, non si da per vinta, stringe i denti, lotta, resiste e caparbiamente insegue i suoi sogni.

Il sogno fisso e ricorrente?
Scrivere, e di questo scrivere farne un mestiere.
In parte ci sono già riuscita ma non voglio fermarmi qui.
Voglio esplorarne le varie forme per riuscire ad esprimere me stessa e trovare una mia collocazione: tenere un blog potrebbe essere una di queste.
Al riparo del mio pseudonimo mi sentirò protetta e al contempo più libera.
Convivo da sempre con una forma "incurabile" di timidezza e mi piace l'idea di scrivere senza che chi mi conosce sappia che sono io a farlo.
Paura di essere giudicata? Si, forse.
Scarsa considerazione di se? Non proprio. Forse do troppa importanza a quello che pensa la gente.
Mancanza di coraggio? Non lo so. Di sicuro sono molto riservata e non mi piace espormi, non voglio apparire.

Comunque sono qui, e voglio scoprire se tenere un blog è divertente.
Magari scopro che fa anche bene alla salute, almeno la mia!